mercoledì

Jean-Paul Sartre



Jean-Paul Sartre è l'esponente più importante dell'esistenzialismo francese e uno dei maggiori scrittori del Novecento.

Biografia

Jean-Paul Sartre nacque a Parigi nel 1905 da una famiglia borghese. A soli quindici rimase orfano di padre, crebbe “solo tra un vegliardo e due donne” e durante l’infanzia il nonno materno lo avvicinò allo studio e alla letteratura.
Allievo brillante, si stabilì nella città di La Rochelle per via delle seconde nozze della madre, in seguito si trasferì a Parigi dove terminò il liceo Henri IV.
Dopo gli studi all’Ecole Normale supérieure, nel 1929 ottenne il primo posto dell’“agrégation” di filosofia e conobbe Simone de Beauvoir, la futura compagna filosofa.
Sartre insegnò filosofia in diversi licei fino al 1945. Al termine della seconda guerra mondiale, si dedicò esclusivamente alle sue opere filosofiche e letterarie

• 1940 partecipa alla resistenza contro l’occupazione nazista → è schierato con De Gaulle
• È molto critico verso il comunismo da cui si allontana e si riavvicina
• 1964 rifiuta il Nobel per le parole come simbolo di ribellione
• 1968 partecipa a delle manifestazioni in cui viene incarcerato e successivamente liberato da De Gaulle “Non si incarcera un Volterra”

• 1938 scrive “La Nausea” un romanzo di risonanza mondiale in cui vengono trattate le tematiche dell’esistenzialismo: assurdità dell’esistenza (non c’è un senso nella vita), in quest’opera il protagonista cerca di dare un senso alla vita ma non ci riesce e questo gli provoca un senso di nausea.

• “L’essere e il nulla” scritto nel 1943  essere e tempo, in questo libro ritorna il concetto di assurdità dell’esistenza, accompagnata dal concetto di ateismo: Dio come “passione inutile”, illusione creata dall’uomo destinato allo scacco (fallimento).
 Passaggio in cui si parla della relazione con gli altri: l’Io nasce come coscienza chiusa in sé, solitaria (richiamo a Cartesio) il contatto con gli altri avviene solo se “catturato” dallo sguardo di altri
L’immagine che lo rappresenta è l’uomo che guarda dalla serratura finché non viene colto da qualcuno che passa in corridoio, solo a quel punto diventa cosciente di sé, del proprio io.
Sviluppo di un’auto coscienza progressiva non innata. Questa autocoscienza e la presenza di altri esseri giudicanti limita la mia liberta e il mio approccio egocentrico e utilitarista alla realtà viene offeso dalla teoretica.  atteggiamento pratico pragmatico dell’uomo verso il mondo non teoretico  Conflittualità tra singole individualità (l’altro è sempre un limite alla mia libertà assoluta)

Il pensiero

 Il filosofo afferma che ci sia una differenza sostanziale tra l'essere delle cose e quello della coscienza
- le cose sono "essere in sé ciò significa che sono oggetti immodificabili, privi di coscienza, opachi a se stesse,, cioè inconsapevoli e semplicemente presenti e caratterizzate dalla determinatezza
- la coscienza è "essere per sé ciò significa che essa è trasparente e caratterizzata dalla libertà, ossia tende a negare ogni limite e ogni dato di fatto che il mondo presenta, attribuendo ad esso sempre nuovi significati. Inoltre egli dice che la coscienza è nulla, è nulla in quanto possibilità di nullificare i dati di fatto e inventare nuove situazioni.

 Angoscia della scelta:
Sartre sostiene che la libertà della coscienza non costituisce per l'uomo una condizione positiva, ma è causa di dolore e angoscia. L'uomo infatti non sceglie la propria esistenza, m vi si trova gettato. Egli non decide la propria libertà, ma è condannato a essere libero, e la libertà consistente nella possibilità, è un peso difficile da sostenere, perché comporta sempre il rischio dell'errore.

Per Sartre l'esistenzialismo è un umanismo in quanto ha il suo perno nell'uomo, ormai sprovvisto dei punti di riferimento della filosofia tradizionale.

Secondo il filosofo poi, il conflitto tra gli esseri umani è inevitabile, infatti ognuno tende a oggettivare l'altro, l'uomo prova vergogna quando è reso oggetto dello sguardo altrui, il quale lo espropria della soggettività e minaccia la sua libertà.

 Esistenzialismo e marxismo
Nel secondo dopoguerra Sartre è spinto, dai problemi della ricostruzione politica ed economico-sociale, ad abbracciare la causa del proletariato e ad aderire al marxismo, anche se assume un
atteggiamento critico nei confronti dell'interpretazione “deterministica" della dialettica di stampo sovietico. Il suo punto di vista rimane costantemente quello esistenzialistico, che concepisce l'individuo come «responsabilità» e «libertà»; concezione che porta Sartre a teorizzare e a promuovere il ruolo impegnato degli intellettuali. L'individuo è artefice del proprio destino e, dunque, a lui spetta il compito di ribellarsi all'ingiustizia e allo sfruttamento costruendo una realtà più umana. Ciò implica il superamento della condizione "seriale" e alienata a cui l'uomo è ridotto nella società capitalistica, grazie all'azione rivoluzionaria del «gruppo», cioè di un insieme organizzato di persone libere unite da un comune obiettivo.

Jean-Paul Sartre